Giacomo Leopardi e l'affare Israello



Giacomo Leopardi e l'affare Israello

19 Gennaio 2017

0 voti

Oggi alla Biblioteca comunale di Faenza, a partire dalle 18.00, si parlerà del sostegno offerto da alcuni intellettuali italiani alla causa ebraica. Tra loro Giacomo Leopardi, che negli anni venti dell’Ottocento pensò di sbugiardare uno scritto antisemita del frate domenicano Ferdinando Jabalot, avviando una collaborazione con alcuni corrispondenti e col rabbino Isacco Samuel Reggio, esponente in Italia dell'Haskalah, l'illuminismo ebraico. 

È uscito l’anno scorso per Fratelli Lega Editori un libro di saggi a firma di Pantaleo Palmieri e Angelo Fregnani dal titolo Leopardi e Bologna. Tra gli argomenti trattati il soggiorno bolognese del poeta tra il 1825 e il 1826, questioni filologiche (per esempio la datazione del Frammento apocrifo), infine un episodio poco noto e piuttosto oscuro, sempre relativo al periodo bolognese e conosciuto dai leopardisti come "affare Israello".

In una lettera del 24 marzo 1826, infatti, Leopardi scriveva a Pietro Brighenti di un misterioso (sino ad ora) “Israello”; ne parlò anche con l'amico e mentore Pietro Giordani. Dallo studio di Palmieri e Fregnani emerge che proprio negli anni bolognesi Leopardi tentò (senza successo) di rispondere a una pubblicazione antisemita del frate dominicano Ferdinando Jabalot. Fra i possibili collaboratori doveva esserci appunto “Israello”, qui per la prima volta identificato con il rabbino Isacco Samuel Reggio, esponente in Italia dell'Haskalah, l'illuminismo ebraico.

L'interesse della vicenda non è solo di tipo specialistico, illustra il clima della Restaurazione, l'incrudelire degli stereotipi e l'accendersi di rare luci intellettuali: "permette di cogliere la reale diffusione degli stereotipi antiebraici, assai più radicati, nel tempo e nello spazio, di quanto comunemente si pensa. Questo contesto di razzismo strisciante deve divenire oggi emblema di ogni atteggiamento di chiusura e discriminazione verso l'altro e il diverso. Come mette in evidenza Primo Levi, proprio su di esso il nazismo poté fare leva per innescare nell’indifferenza generale la persecuzione della Shoah, di fronte alla quale nessun europeo può sentirsi la coscienza tranquilla, e di cui è opportuno forse fare memoria, oggi, nel segno del perché ancora? piuttosto che di un retorico mai più smentito dalla storia.".

Di tutto questo, e dunque anche del sostegno offerto da altri intellettuali italiani alla causa ebraica, Pantaleo Palmieri parlerà oggi a Faenza, presso la Biblioteca comunale (Sala Dante, via Manfredi 4), a partire dalle 18.00, nell’ambito delle celebrazioni della Giornata della Memoria 2017.

Per saperne di più