Leggere



Club Il Millelibri

Leggere

di Luisa Mattia

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Priorità. È una parola che, da qualche anno, gira disinvolta in ogni campo del sapere e invade, invisibile e tenace, ogni spazio di vita quotidiana.
In tempi recenti, ministri, politici e altri sagaci “conducenti” delle scelte economico-politiche del nostro paese, hanno redatto una sorta di pagella e hanno dato i voti, stabilendo – in tempi di crisi – cosa fosse prioritario e cosa no.

Libri e lettura hanno avuto, come si può immaginare, voti bassissimi e sono finiti vicino alla soglia di rischio, passibili di essere depennati.
Libri e lettura, secondo questo criterio, non servono a niente.
Vero. Non servono a un bel nulla. Secondo questo criterio, ovviamente.
Questione di punti di vista.
E di priorità. Che cambiano, si modificano, prendono forme nuove, duttili, luminose e vivaci se ci si mette, anche per poco, a buttare un occhio nelle scuole.

Là, nelle scuole, la pagella dei libri cambia faccia e li mette (quasi) al primo posto. Intanto, perché i libri di scuola stanno, per definizione, a scuola, appunto.
Da Pinocchio con il suo abbecedario è passato del tempo. Oggi, banchi e zaini sono carichi di volumi e quaderni di lavoro, in qualche aula è comparsa la lavagna interattiva multimediale, affiora qualche tablet o Ipad...

Il mondo cambia, si fa più facile, più seduttivo ma il dato di fatto indiscutibile è che, a scuola, la lettura resta un caposaldo, un patrimonio inalienabile che si evolve ma non si infiacchisce. Così come i libri, nelle mani dei bambini e dei ragazzi, mantengono il loro posto, non si lasciano dimenticare.

Spiegazzati, scarabocchiati, molto usati, a volte detestati, restano nelle mani dei ragazzi.
Leggere, dunque, è uno spazio e un tempo che, nella scuola, resta, cresce, si evolve, si rivela.
Anche perché i libri - quelli di “non-scuola” - ai ragazzi arrivano e come! In genere sono ben accolti.
Spesso generano stupore. Frequentemente scatenano passioni narrative e una allegra golosità.

A patto che non siano libri “di lavoro”, meri strumenti didattici ma, invece, mappe di esplorazione del mondo e del proprio Io.
In questo senso, tutti i libri – se hanno una buona storia, ben raccontata – sono libri d’avventura.
Gli esploratori sono i bambini e i ragazzi. Hanno tra le mani un libro, cioè un mondo nuovo, un cosmo di cui non viene fornita la mappa.
Saranno loro, i lettori, a segnare sentieri, punti di incontro, separazioni, difficoltà e complicità. Saranno loro, i lettori, a stabilire la rotta.

Il primo avvio lo ha dato lo scrittore, l’inventore di storie, colui o colei che – per citare Zavattini – “racconta la realtà come fosse una storia”.
È questo il fascino che genera passione per la lettura: avere un “paesaggio narrativo” in cui si possa camminare, affiancare i protagonisti e i comprimari, riconoscersi nei conflitti e negli incontri, apprendere comportamenti, suggerire soluzioni, restare spiazzati dagli eventi senza esserne travolti, senza uscirne perdenti.
E poter ridere di gioia e di sollievo, appoggiandosi sul lieto fine che conclude sì una storia ma non impedisce di immaginarne altri fili, altre evoluzioni e possibilità.
Leggere è, alla fine, un’avventura che non ha fine.

E…FINE.


Luisa Mattia è una delle autrici per ragazze più amate in Italia. Nel 2008 le è stato conferito il Premio Andersen come migliore scrittore con la seguente motivazione: “Per i felici esiti del complesso della sua opera narrativa, capace di affrontare differenti temi e generi della letteratura per ragazzi, sempre sostenuta da passione civile, sia quando narra l'oggi sia quando si misura con la storia". Per i tipi Giunti ha pubblicato: Prigioniero in fuga (GRU) e la saga di Merlino (Il destino di un giovane mago/ Il cerchio del futuro/La magia di Stonehenge). Per conoscerla meglio, clicca qui.