La parola all'autore: R. J. Palacio



Club Il Millelibri

La parola all'autore: R. J. Palacio

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Non giudicare un libro (una persona) dalla copertina (dalla faccia)
una storia, un caso editoriale, tanti spunti di discussione e di lavoro in classe

Incontriamo l'autrice di Wonder

1. Il protagonista, August Pullmann, detto “Auggie” dagli amici, ha una deformazione facciale dalla nascita. Ma se il suo aspetto ha qualcosa di spaventoso, il suo carattere ne fa uno dei personaggi più adorabili della narrativa contemporanea. È gentile, coraggioso, intelligente, dolce, molto perspicace ed estremamente divertente… Come le è veduta l'idea?

L'idea mi venuta nel 2007, quando ero seduta su una panchina con i miei due figli e ho visto passare una bambina che aveva evidentemente la sindrome di Treacher-Collins, una rara malattia ereditaria che colpisce le fattezza di una persona lasciando inalterato tutto il resto. Ciò che mi ha colpito non è stata la ragazzina, ma la mia reazione: sono stata presa dal panico, temevo che mio figlio di tre anni, vedendola, avrebbe reagito urlando come aveva fatto alla festa di Halloween. Mi sono alzata di scatto come punta da una vespa, ho chiamato l’altro figlio mi sono allontana di corsa. Alle mie spalle ho sentito la madre della ragazzina che con voce molto calma diceva. “Forse è ora di tornare a casa”. Mi sono sentita un verme e non riuscivo a dimenticarmi di quest’esperienza.
Poi, quando ho sentito la canzone di Natalie Merchant WONDER, dedicata ad un bambino disabile, mi è venuta in mente la prima frase del mio libro. E così ho iniziato, il libro si è quasi scritto da solo, di notte, nel corso di un anno. Dopo aver lavorato tutto il giorno in ufficio e accudito la famiglia alla sera, ho lavorato un paio di ore da mezzanotte in avanti. Era molto piacevole e tranquillo, con tutti che dormivano. Potrebbe sembrare faticoso, ma avevo tutta la storia in testa e non vedevo l’ora di poterla scrivere.

2. La storia è raccontata da punti di vista molto diversi e la sensazione nella lettura è che, più la “difformità” di August il tema sia altro…

Il libro è scritto dal punto di vista dei ragazzi, prima Auggie, poi la sorella, e i loro amici. Non ho consultato medici per descrivere la sindrome di Auggie. Ho voluto lasciarla la più indefinita possibile. La cosa importante era descrivere le reazioni rispetto ad Auggie, che vanno dalla compassione ad atteggiamenti più devastanti. Nella classe di scienze, per esempio, Auggie si rende conto che nessuno lo tocca per paura di prendere “la peste”… In misura diversa, è una sensazione che è capitata a tutti.

3. Quale pensa che sia il “valore aggiunto” alla storia, nel libro?

Wonder ci costringe a riflettere sulla gentilezza e il modo in cui anche il più piccolo gesto di generosità può assumere un significato spirituale. All’età del protagonista, quando i ragazzi sono alle medie, la gentilezza è spesso un atto di coraggio.

4. In alcuni paesi Wonder è uscito in doppia versione, per ragazzi e per adulti (stesso libro, copertine diverse). Pensa che sia un libro anche “da grandi”?

Sì, è un libro anche per adulti. Tutti i genitori che si sono preoccupati di una debolezza di un figlio saranno colpiti da questa storia. Più di un lettore adulto, anche uomo, ha confessato di aver pianto alla fine del libro.

(Estratto da: Heather Hodson, The Teleghaph, 21 febbraio 2012 in un'intervista all'autrice).

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