La Storia è molto brava a raccontare storie



Club Il Millelibri

La Storia è molto brava a raccontare storie

Traduzione della video intervista a Simon Scarrow

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Alessandra Gnecchi-Ruscone intervista per noi Simon Scarrow, uno dei più famosi scrittori britannici di romanzi storici. Giunti editore ha pubblicato nel 2012 il suo Il Gladiatore. Lotta per la libertà e, in uscita a gennaio 2013, Guerra di strada.

1. Cosa ti affascina dei Romani?

Uno degli aspetti che più mi affascina dei Romani è che agivano davvero in grande. Ultimamente, in Francia, ho visitato il Ponte del Gare, un enorme viadotto che attraversa tutta una valle. È una costruzione grandiosa, una straordinaria opera d'ingegneria.

Quando insegnavo storia portavo i miei studenti a visitare il Vallo di Adriano. È lungo 120 km, da una costa all'altra della Gran Bretagna, e i ragazzi ne rimanevano sempre molto colpiti. Non c'era opera grandiosa che i Romani non provassero a realizzare.

Un altro aspetto che stupisce è quanto i Romani fossero “moderni”. Camminando per le strade di Pompei ci si può facilmente immaginare come vivessero. Erano molto sofisticati, basta osservare gli impianti per le tubature dell'acqua della città. Molto evoluti e simili a noi, ma nello stesso tempo anche diversissimi. La loro passione per gli sport sanguinari e i gladiatori sono cose per noi totalmente inconcepibili.

2. Quali sono i luoghi più affascinanti che hai visitato?

Ho visitato quasi tutti i resti romani. E, per me, sono tutti affascinanti.
Ce ne sono di interessanti anche in Gran Bretagna. L'idea di scrivere dei libri ambientati nell'antica Roma nasce da una mia visita al forte romano di Housesteads lungo il Vallo di Adriano. È un luogo fantastico.

Ma tra le rovine che più mi hanno colpito, a parte quelle scontate come Roma e Pompei, sono quelle di Qasr al-Azraq nel deserto della Giordania, il forte romano meglio conservato al mondo. È praticamente intatto, una cosa eccezionale. La ragione per cui è così ben conservato è che non c'erano città nei dintorni per cui le pietre non sono state riutilizzate per costruire qualcos'altro. Se dovessi scegliere di visitare un sito romano ovunque nel mondo, questo sarebbe il primo della lista.

L'altro luogo che veramente mi affascina sono le rovine di Villa Jovis a Capri. È uno dei miei posti favoriti al mondo semplicemente perché la vista, alla fine della passeggiata che attraversa l'isola, è spettacolare, ineguagliabile.

3. I tuoi libri sono veritieri?

Sì. La veridicità è molto importante per me.
Uno degli aspetti dell'accordo, del contratto, tra me-scrittore e il lettore è che i fatti siano corretti. Alcune volte devo fare qualche piccolo compromesso perché sto raccontando una storia, e io sono un romanziere oltre che uno storico. La storia deve funzionare e può essere che in alcuni punti io sia costretto a modificare qualche piccolo dettaglio.
Ma francamente la Storia è così sorprendente che non c'è assolutamente nessun bisogno di inventarsi niente. La Storia è molto brava a raccontare storie.

4. Conoscere la Storia è importante?

Certo. Era una delle mie materie preferite a scuola e vorrei che lo fosse per tutti. Perché ci racconta da dove veniamo e cosa fa di noi le persone che siamo.
E possiamo imparare molto dagli errori che abbiamo fatto nel passato. Una delle cose che mi amareggia veramente, sia come storico e romanziere sia come essere umano, è come molti politici non imparino le lezioni della storia. Mi stupisce e mi fa arrabbiare perché, se solo le persone avessero dedicato un po' più di tempo a studiare la storia, si sarebbero evitate così tante tragedie e sofferenze.

5. Come è nata la storia per “Il Gladiatore”?

La storia del Gladiatore è nata dai miei figli. Tutte le mattine, mentre li accompagnavo a scuola, raccontavo un episodio di una storia. Questa, di un gladiatore ragazzino, gli è talmente piaciuta che sono stati proprio loro a suggerirmi di scriverla perché anche altri potessero sentirla.

6. Ci sono nel libro delle tue esperienze personali?

Sì. Una delle cose curiose, del Gladiatore è che il tragico evento che cambierà l'esistenza di Marcus, il protagonista, è ispirato a un incubo della mia infanzia.

Vivevo in quel periodo a Hong Kong e mio padre spesso usciva la sera con mia madre. Mio padre è veramente un pessimo guidatore e io avevo il terrore di cosa sarebbe successo a me e ai miei fratelli se, tornando da una festa dopo aver bevuto un po', fossero precipitati giù da una scarpata.

Immagino fossi un bambino molto insicuro. Comunque spendevo tutta la mia paghetta comprando enormi quantità di cibo che nascondevo sotto il letto nel caso fosse arrivato il giorno in cui i miei genitori non fossero tornati.

Quando ho raccontato ai miei figli che il mio terrore più grosso da bambino era l'idea di perdere i miei genitori mi hanno confessato che anche loro avevano lo stesso timore. È così che è nata l'idea iniziale del libro. Come sarebbe stata la vita di un ragazzo romano se, dopo aver vissuto una infanzia idilliaca, improvvisamente avesse perso tutto, il padre, la madre, la casa e fosse stato costretto ad andare a una scuola per gladiatori, uno degli ambienti più rigidi in cui potesse mai trovarsi un giovane ragazzino. Come sarebbe riuscito a sopravvivere?

7. Hai vissuto ad Hong Kong, ma anche in altri posti. Dove?

Sono nato in Africa, in Nigeria e ho abitato lì fino ai sei anni. Poi, durante la guerra del Biafra, siamo stati costretti a evacuare e, dopo un breve passaggio in Inghilterra, ci siamo trasferiti a Hong Kong. Lì ho iniziato la scuola. Poi siamo tornati in Inghilterra e quindi ripartiti per gli Stati Uniti prima e poi le Bahamas. Infine siamo tornati stabilmente in Inghilterra.

8. Ti manca qualcosa dei paesi in cui hai vissuto?

Certo. Delle Bahamas mi manca il mare, l'andare in barca a vela, la vita al sole.
Honk Kong poi era un posto straordinario agli occhi di un bambino. Si vedeva di tutto nelle strade: dal mercato delle cavallette al ristorante di serpenti. Mi mancano molto anche certi sapori e cibi esotici che solo lì ho trovato.

9. Sei mai stato testimone di episodi violenti?

Tristemente, sì, ho visto qualche episodio molto violento nella mia vita.
Come dicevo prima, sono nato in Africa e vivevamo lì durante la guerra del Biafra. Noi stavamo a Luzi, vicino a Port Harcourt e per diverse settimane siamo stati bombardati dall'aviazione Federale. Quando poi le truppe federali stavano per conquistare Port Harcourt siamo stati evacuati. È stato un avvenimento traumatico. Sono state uccise tante persone che conoscevo. E in tanti, come la mia famiglia, hanno perso tutto, la casa e tutto ciò che avevano.

Mio padre è entrato una notte nella mia camera urlando “Fai le valigie, stiamo partendo”. E in pochi minuti abbiamo abbandonato la casa e la Nigeria.
Quando siamo arrivati in Gran Bretagna, tutto quello che ci rimaneva erano i vestiti che avevamo addosso e le poche cose gettate nelle borse in tutta fretta.
Credo che la guerra e la violenza siano cose che nessun bambino dovrebbe mai sperimentare.

10. I Romani erano veramente violenti come li descrivi?

Sì, i Romani vivevano di violenza. Basta pensare ai giochi dei gladiatori. Uno dei divertimenti più grandi dei romani era vedere altre persone massacrarsi fino alla morte.
Inoltre, allora non si diventava la più grossa potenza mondiale senza una buona dose di cultura della violenza. La violenza e i Romani sono un tutt'uno.
E questa è una delle cose che è molto importante che i ragazzi sappiano, come si è evoluta la nostra società e la nostra cultura nei secoli. Quanto sia stato dura la conquista dei diritti dell'uomo.