Dante, l’uomo che odiava Firenze (e il fiorentino)



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Dante, con Petrarca e Boccaccio, è considerato il padre dell’Italiano e l’uomo che ha trasformato il fiorentino in lingua nazionale. In realtà però la posizione linguistica di Dante è molto più sottile e differenziata. Dante non amava particolarmente il fiorentino e costruì una lingua che pescava vocaboli e suggestioni da tutti i dialetti italiani, per costruire una lingua adatta a parlare dei “grandi temi” della filosofia e del diritto. Da esule preferiva la Bologna sede dell’Università e legata alla corte imperiale e considerava il fiorentino troppo limitato per i suoi orizzonti. L’analisi in classe della lingua dantesca può aiutare a capire come l’Italiano nasca fin da subito come “lingua nazionale” e non come imposizione di un dialetto locale, il fiorentino, sul resto della penisola.

LA RELATRICE

Mariangela Galatea Vaglio è nata a Trieste il 5/4/1972, laureata in Lettere Classiche all'università di Venezia Ca' Foscari nel 1995, ha conseguito il dottorato in Storia Antica all'università La Sapienza di Roma nel 1999 e dal 2000 è insegnante nella scuola secondaria di primo grado. Da svariati anni si occupa di divulgazione storica sul web. Nel 2006 ha fondato il blog "Il Nuovo mondo di Galatea". È anche autrice del blog "Non volevo fare la prof" sulla piattaforma dell'Espresso e della pagina facebook "Galatea Vaglio Pillole di storia". Tra i suoi libri ricordiamo: "Didone, per esempio" (Castelvecchi), "Socrate per esempio" (Castelvecchi), "L’italiano è bello" (Sonzogno), "Teodora la figlia del Circo" (Sonzogno), "Cesare, l’uomo che ha reso grande Roma", Giunti.

INFORMAZIONI

Destinatari: Insegnanti di Lettere; Scuola secondaria di II grado
Attestato di partecipazione: Previsto, verrà inviato via mail circa 10 giorni dopo l'evento.
Costo: Gratuito

Data: 26 gennaio 2021
Ore: 15:30 - 17:00

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Dante, con Petrarca e Boccaccio, è considerato il padre dell’Italiano e l’uomo che ha trasformato il fiorentino in lingua nazionale. In realtà però la posizione linguistica di Dante è molto più sottile e differenziata. Dante non amava particolarmente il fiorentino e costruì una lingua che pescava vocaboli e suggestioni da tutti i dialetti italiani, per costruire una lingua adatta a parlare dei “grandi temi” della filosofia e del diritto. Da esule preferiva la Bologna sede dell’Università e legata alla corte imperiale e considerava il fiorentino troppo limitato per i suoi orizzonti. L’analisi in classe della lingua dantesca può aiutare a capire come l’Italiano nasca fin da subito come “lingua nazionale” e non come imposizione di un dialetto locale, il fiorentino, sul resto della penisola.

LA RELATRICE

Mariangela Galatea Vaglio è nata a Trieste il 5/4/1972, laureata in Lettere Classiche all'università di Venezia Ca' Foscari nel 1995, ha conseguito il dottorato in Storia Antica all'università La Sapienza di Roma nel 1999 e dal 2000 è insegnante nella scuola secondaria di primo grado. Da svariati anni si occupa di divulgazione storica sul web. Nel 2006 ha fondato il blog "Il Nuovo mondo di Galatea". È anche autrice del blog "Non volevo fare la prof" sulla piattaforma dell'Espresso e della pagina facebook "Galatea Vaglio Pillole di storia". Tra i suoi libri ricordiamo: "Didone, per esempio" (Castelvecchi), "Socrate per esempio" (Castelvecchi), "L’italiano è bello" (Sonzogno), "Teodora la figlia del Circo" (Sonzogno), "Cesare, l’uomo che ha reso grande Roma", Giunti.

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